Il Festival “in città” per la città, dal 19 al 21 luglio, a Bertinoro
In esclusiva anteprima nazionale “Jazz in Cinemascope” e “A mille ce n’è” di Massimo Nunzi, prodotti da Entroterre Festival, per Bertinoro Blue’Jazz Festival.
INTERVISTA A MASSIMO NUNZI
La città di Bertinoro ospita per il secondo anno consecutivo il Bertinoro Blue’Jazz Festival, dal 19 al 21 luglio, una kermesse che interesserà tutta la cittadina bertinorese. Un vero e proprio festival in città e per la città, voluto fortemente dall’assessore al turismo Mirko Capuano. Su palchi urbani, a cielo aperto, in esclusive location selezionate, dal tramonto a tarda sera, in un clima di assoluta convivialità, un cast di artisti eterogeneo, tra innovazione, sperimentazione e tradizione, daranno vita a tre giornate di musica, davvero suggestive. I Quintorigo apriranno i concerti sul palco centrale di Piazza della Libertà venerdì 19 luglio. Sullo stesso palco, sabato 20 luglio, in esclusiva anteprima nazionale per Entroterre, con la prestigiosa consulenza artistica di Luca Damiani (Radio Rai 3), il maestro Massimo Nunzi, dirigerà un’orchestra composta da una selezione di talenti solisti jazzisti dell’Emilia Romagna, nello spettacolo Jazz in Cinemascope, con ospite Franco Ambrosetti al flicorno. Domenica 21 luglio, lo stesso ensemble orchestrale diretto da Nunzi, ospiterà la splendida voce di Ada Montellanico, nello spettacolo A mille ce n’è. Anche quest’ultimo, un progetto esclusivo, firmato Entroterre per Bertinoro Blue’Jazz Festival. Il pubblico assisterà a due eventi unici. Saranno due “concerti-racconto”, con momenti di interazione, a tratti nello stile di un laboratorio aperto, dove il direttore d’orchestra svelerà i retroscena dei meccanismi compositivi e arrangiativi delle musiche da film e cartoni italiani degli anni 50’ e 60’ e di quanto e di come, il jazz abbia avuto un influente ruolo divulgativo e formativo fondamentale.
A tal proposito, abbiamo scambiato due chiacchiere con Massimo Nunzi, durante le prove.
Hai composto per Cinema (“Diverso da chi” 2009, “Little Dream” e “Neve Sporca” 2010, Breve storia 2012). La musica da sempre è stata “la colonna sonora” dei tuoi progetti ma possiamo dire, anche della tua vita. Quanto c’è di te negli spettacoli che vedremo a Bertinoro?
Ho messo dentro il mio vissuto esperienziale musicale, la mia sensibilità. Provengo da una famiglia semplice, e ho dovuto sudare molto per studiare ed ottenere una buona informazione e preparazione musicale. La mia formazione risale agli anni 60’ e 70’, a quando ero piccolo, e attraverso la televisione e la radio, che avevano uno scopo didattico molto forte, scoprivo mondi musicali lontani, ma estremamente inclusivi. Il jazz tra tutti.
Sappiamo che Luca Damiani ha dato “il LA” alla genesi di questi spettacoli. Come sono stati pensati e poi progettati?
Entrambi gli spettacoli sono nati da un’interazione intellettuale tra me e lui. Luca mi ha chiesto un’idea per un progetto. Ed insieme abbiamo lavorato nella creazione di qualcosa di originale, mettendo dentro quello che abbiamo conosciuto personalmente, attraverso le nostre esperienze artistiche parallele, negli anni. Abbiamo scelto come leit motiv il jazz made in USA e le influenze che ha avuto sulla musica italiana degli anni 50’ e 60’, soprattutto nelle composizioni inedite scritte per i cartoni e per il cinema. Ecco, possiamo dire che è come se, io avessi scritto delle musiche e Luca ci avesse canto sopra.
Che direzione hanno preso gli spettacoli, nel dettaglio? Quali sono gli elementi portanti in “Jazz in Cinemascope”?
Nel titolo scelto per lo spettacolo, “Cinemascope” si riferisce ad una tecnica visuale cinematografica, che fu introdotta alla fine degli anni 50’, lo schermo grande. Partendo da qui, vogliamo omaggiare, attraverso la musica, un periodo storico e culturale italiano ben preciso: il dopoguerra e gli anni del boom economico. A quel tempo, l’Italia doveva allinearsi, come il resto d’Europa, alle direttive dell’America, che portando alla ribalta il jazz in tutte le sue declinazioni, lo scelse come strumento divulgativo e aggregativo, ma soprattutto come mezzo di denazificazione culturale, cercando di allontanare quanto più possibile, eventuali rigurgiti filo nazisti. Nel nostro immaginario collettivo, chi non associa Glenn Miller alla fine della guerra? Sono dei legami sensoriali di memoria molto forti, e la musica ha avuto un ruolo fondamentale in questo. Nella prima serata, quindi, ripercorreremo gli effetti che le influenze americane jazz hanno avuto nella musica da film italiana attraverso Piero Umiliani con I Soliti Ignoti, Smog. In questo ultimo pezzo, ad esempio, ha suonato Chet Baker, a dimostrazione del fatto che, spesso gli americani venivano a suonare in Italia, per rafforzare ancora di più lo stile musicale delle performance e rendere, diremo oggi, ancora più “brandizzata”, quest’operazione di diffusione culturale.
Franco Ambrosetti sarà super ospite del primo spettacolo.
Franco Ambrosetti è uno dei miei miti assoluti. E sono felicissimo di averlo coinvolto. Abbiamo di recente realizzato un disco con l’orchestra sinfonica di Roma ed è reduce, tra l’altro, di un disco importante con John Scofield alla chitarra, Uri Caine al pianoforte, Scott Cole al basso. Franco ha vissuto quegli anni epici, e ha respirato atmosfere di cui ci racconterà in prima persona. Per noi sarà un onore averlo sul palco e a lui dedicheremo inoltre, dei momenti musicali originali.
Con “A mille ce né” cosa deve aspettarsi il pubblico?
“A mille ce né di fiabe straordinarie da narrar..” cantava la sigla delle fiabe parlate dei fratelli Fabbri editori. Questo riferimento si sviluppa nel “concept” dello spettacolo che rivivrà, attraverso una riscoperta rievocativa, la musica delle sigle dei cartoni animati e dei film, dagli anni 50’ fino a Charlie Brown, cercando di svelarne i meccanismi più affascinanti. Racconteremo anche di quanta competenza e abilità tecnica era richiesta ai musicisti per suonare tali composizioni, per niente semplici dal punto di vista esecutivo, anzi. Ed inoltre, a tal proposito, di come i promettenti compositori di musica contemporanea del tempo, che scrivano brani di una certa complessità strutturale, venivano interpellati per comporre le sigle dei cartoni o di musiche per film horror.
Ada Montellanico sarà la guest star del secondo spettacolo. Con lei un omaggio a Dalla e a Rodari. Ce ne parli?
La splendida voce di Ada e la sua parola, mi consentiranno di narrare e andare in profondità anche su certi meccanismi, che trovano ad esempio, un riferimento nell’opera di un grande artista, come Gianni Rodari, che omaggerò con un mio brano inedito “Punto e virgola”. Di Dalla invece, rifaremo il brano “Fumetto”, che fu sigla di un cartone negli anni 60’, e insieme scopriremo, quanto fosse in realtà “critico” il punto di vista testuale, nei confronti del mondo dei super eroi.
Hai scelto una orchestra di talenti solisti jazzisti della terra emiliano-romagnola. Possiamo dire che gode di buona salute la scena orchestrale italiana?
Ci sono molti strumentisti talentuosi dentro questa orchestra, nata e pensata ex novo per l’occasione. Molti di loro “si sono ammazzati” nello studio, e oggi sono capaci di suonare tutto e apprendere in pochissimo tempo, anche parti esecutive davvero complesse. Ecco, tutto questo loro impegno e fatica andavano premiati. Questo progetto tende quindi, volutamente, a rivalutare anche il lavoro dell’orchestra, che è stato sempre meno considerato, ed è invece un’eccellenza tutta italiana.
In programma nella tre giorni, inoltre, Alessandro Scala Quartet, i salotti jazz di DiVini Musica condotti da Luca Damiani e l’enologo Andrea Alpi del Seminario Permanente Luigi Veronelli, sempre con Luca Damiani Parole Musica con Manuela Mandracchia, e poi tanti eventi minori: Sam Paglia Trio, Minor Swingers, The Indians e gli after party con vinili e jazzmattaz con Mr. Lucky DJ.